mercoledì 5 dicembre 2018

Intervista a GIANDOMENICO SPREAFICO

Intervista di Gregorio Andreini





Ciao intanto ci dici come ti chiami e di dove sei?
Mi chiamo Giandomenico Spreafico, sono nato a Lecco il 6 gennaio 1936 e sono cresciuto in città, dove mi sono spostato ed ho abitato fino a circa 20 anni fa, quando mi sono spostato in campagna ad una quindicina di chilometri dal capoluogo. Sono padre di 4 figli e nonno di due splendidi nipotini.  
                                                                                                          





Quando hai iniziato a fotografare?
Sono un grande appassionato della montagna sin da ragazzo, hobby che poi ho successivamente abbinato con quello della fotografia sin dai primi anni ’70, fotografando soprattutto in bianco e nero. Non accontentandomi del solo scatto, ho quindi allestito in uno scantinato di una dozzina di metri quadrati,  affacciato sul cortile della mia abitazione di allora, la mia camera oscura. Adibita all’uopo con vasche, acqua corrente, termostati, tavolo per ritocchi ed ingrandimenti, scaffali per l’archivio e mobiletti per il materiale fotografico. Lì passavo tutto il mio tempo libero dopo la settimana lavorativa, quando non andavo in montagna. Ovviamente stampavo le mie fotografie utilizzando un ingranditore Durst, con obiettivi per il formato 35 e 6x6 e sperimentavo non solo la mera stampa della foto stessa, ma anche varie elaborazioni di tonalità e sovrapposizione, per vedere realizzato ciò che avevo in mente e rendere al meglio la mia visione della foto di montagna e paesaggio. Partecipavo a quasi tutte le iniziative del mio primo Club Fotografico, il FC Lecco, con il quale sono in contatto tutt’ora e successivamente con il FC Robbio Lomellina. Mi documentavo anche leggendo le varie riviste settoriali: “Fotografare”, “Tutti Fotografi”, “Fotopratica” ed altre.


Fotografi per lavoro o per diletto?
Fotografo ed ho sempre fotografato per divertimento e per migliorare la mia tecnica, in particolar modo mi dedico alle immagini in bianco e nero, meno spesso quelle a colori che mi diverto invece ad elaborare.

Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
In particolar modo prediligo la foto paesaggistica di montagna e collinare; difficilmente mi applico sulla street photography. In alcune occasioni mi sono cimentato nella ritrattistica, ma non sono quasi mai riuscito ad esprimermi come avrei voluto. Sono convinto che ognuno di noi fotoamatori abbia il suo modo o mondo fotografico e, quindi, si debba concentrare principalmente su ciò che è più nelle proprie corde, evitando di essere un tuttologo senza una definizione precisa. Il mio campo è appunto la fotografia paesaggistica, dove credo di essermi espresso al meglio, dapprima con ottimi consensi e molti riconoscimenti nell’analogico, quindi successivamente con il digitale, dopo qualche anno di fermo e riflessione.


Hai fatto qualche corso di fotografia?
No. Sono un fotoamatore totalmente autodidatta.


Cosa rappresenta per te a livello emotivo la fotografia?
Per me la fotografia è una espressione che mi aiuta a far conoscere anche agli altri il mio stato d’animo; con essa cerco di esprimere e di far comprendere la mia emozione al momento dello scatto. Qualcuno una volta mi definì “il fotografo della semplicità” e questo commento ancor oggi lo ricordo con piacere, perché è proprio ciò che volevo e voglio far scaturire da ogni mio scatto: la semplicità del paesaggio, così come il mio occhio l’ha percepito.


Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Il mio mito in assoluto, il fotografo che apprezzo e stimo maggiormente, è senza dubbio Mario Giacomelli: un grande artista del bianco e nero. Amo molto anche le opere del fotografo brasiliano Sebastião Salgado, fotoreporter umanista. Sono un grande amico di Luigi Erba, artista, critico e storico fotografico.


Un incontro importante nella tua esperienza?
Più di uno. Il primo incontro importante è stato ai miei inizi con l’allora presidente del Foto Club Lecco, Aldo Mannessier,  socio fondatore dello stesso nel 1968. Egli mi ha aiutato, indirizzato e sostenuto nel mio percorso fotografico. Successivamente, un altro incontro importante, è stato con il presidente C.I.F. di Robbio Lomellina, Franco Francese, che mi ha sostenuto ed incentivato nel mio lungo periodo concorsuale, sia sul territorio nazionale, che all’estero. Fu egli a comunicarmi, nel 1983, l’assegnazione del Gran Premio CIF. Ancora un altro incontro importante e che ricordo con estremo piacere, è stato nell’aprile 1988 con la giornalista de “Il Fotoamatore”, Laura Ceretti che ho ospitato nella mia abitazione per una lunga intervista a seguito dell’ottenimento della mia onorificenza EFIAP (allegata).


Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
La mia primissima macchina fotografica, quando ancora ero però lontano da questo mondo, fu una Voigtländer Vito II, regalatami da mia mamma in occasione del mio ventesimo compleanno, che ancora possiedo. La mia prima fotocamera, all’inizio del mio percorso, è stata una Rolleiflex 35 e tre obiettivi: 28, 50, 135 mm. Successivamente sono passato alle fotocamere Nikon analogiche: attualmente ne possiedo ancora sei con i vari obiettivi; alcuni li uso ancora in quanto mi diletto a fotografare in analogico. Nel 2007 mi sono avvicinato al digitale, acquistato la mia prima macchinetta: una compattina Canon. Successivamente ho utilizzato due Panasonic Lumix. In occasione del mio 80mo compleanno mi sono regalato una reflex digitale, una Nikon D3300 con obiettivo 18-105 mm e successivamente un 55-300 mm ma riesco pure ad abbinarci alcuni dei miei vecchi obiettivi.


Quali sono gli scatti ai quali sei particolarmente legato/a? 
In assoluto la foto a cui sono più legato è “Formiche sulla testa di gigante”, scattata nel 1972 sul Monte Rosa. Una foto che ha girato il Mondo, ottenendo numerosissimi riconoscimenti e che è poi divenuta una sorta di “firma” del mio genere fotografico. Da questa immagine, infatti, è poi scaturita tutta la mia successiva produzione fotografica (ad oggi possiedo un archivio di circa 400.000 foto).


Quali sono le tue tappe significative? 
Sicuramente i momenti dell’ottenimento delle riconoscenze nazionali e internazionali, in particolare:
-       nell’aprile 1978 ho ottenuto l’onorificenza AFIAP, Artiste FIAP de la FEDERATION INTERNATIONALE DE L’ART PHOTOGRAPHIQUE (allegata);
-       nel maggio 1986 ho ottenuto l’onorificenza EFIAP, Excellence FIAP de la FEDERATION INTERNATIONALE DE L’ART PHOTOGRAPHIQUE (allegata);
-       nel maggio 1983 il GRAN PREMIO C.I.F (allegata);
-       nel luglio 1987 la mia opera “La buona terra” è stata ammessa nella COLLECTION HISTORIQUE de la FEDERATION INTERNATIONALE DE L’ART PHOTOGRAPHIQUE (allegata);
-       pochi mesi fa ho donato al Comune di Lecco 47 mie opere fotografiche, che ora faranno parte della collezione storica della fototeca museale (articoli allegati).


Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?    
Con l’avvento del digitale e tutta la tecnologia in ambito informatico, all’età di 82 anni mi diverto ad elaborare le mie foto al pc, utilizzato i vari programmi settoriali, trasformandole ed inventando nuove suggestioni. Mi applico anche nella realizzazione di audiovisivi, raccogliendo in brevi fotogrammi le immagini che più mi hanno colpito o rappresentano, unite a brani musicali. Con il mio attuale FC di riferimento, il FC Airuno, partecipo alle collettive e mi piace essere presente e portare la mia esperienza nei vari corsi fotografici da esso organizzati.

Formiche sulla testa di gigante

Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Innumerevoli  volte, dal Trentino alla Puglia, alla Sicilia e poi all’estero tra cui Romania, Bulgaria, Argentina dove sono stato supportato ed incoraggiato, in questo caso, dal Foto Club di Robbio Lomellina. Ultimamente ho presentato alcuni miei audiovisivi presso circoli fotografici della zona.


Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?  
Sono stato premiato in innumerevoli concorsi (circa 600) nazionali ed internazionali, aventi soprattutto a tema la montagna ed il paesaggio. Alcune foto, come ho già avuto modo di accennare, fanno parte della collezione storica de la FEDERATION INTERNATIONALE DE L’ART PHOTOGRAPHIQUE a Bruxelles. Ovviamente, come già ribadito, sono orgoglioso delle mie onorificenze AFIAP ed EFIAP e del riconoscimento della mia opera fotografica da parte del Comune di Lecco, che recentemente l’ha presentata attraverso una conferenza stampa, cui erano presenti alcune testate giornalistiche culturali. Recentemente mi è stato dedicato un articolo sulla Rivista  “Greview” 3/2018.


Quanto tempo dedichi alla fotografia?   
Ai tempi dell’analogico, quando ancora lavoravo (e non erano meno di 10 ore al giorno in fabbrica), mi ritagliavo spazi durante i fine settimana anche grazie al grande supporto ed incoraggiamento di mia moglie che mi ha sempre spronato a seguire le mie due grandi passioni: appunto la montagna e la fotografia. Successivamente ho avuto un periodo di stop, tra il 1994 ed il 2007, un periodo in cui pensavo che non avrei più fotografato. Dopo la vedovanza riavvicinarmi alla fotografia mi ha invece molto aiutato. Ora mi dedico ad essa quotidianamente, sia fotografando, sia lavorando al pc le mie immagini, creando anche i citati audiovisivi.


Raccontaci un episodio curioso o simpatico legato alla tua esperienza 
Tempo fa, mi successe che fotografando con una 6x6 a quota 2500 m, un riflesso controsole mi danneggiò in modo irreparabile la tendina della mia fotocamera, bruciandola. Ci rimasi malissimo, perché tenevo in particolar modo a quella macchina e non fu più possibile riparare il danno.      


Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi? 
Che avevo 40 anni di meno! Però quando penso che li ho stampati personalmente, seguendo la mia personale visione, sono orgoglioso di me stesso, anche perché ancora oggi mostrandoli a giovani estimatori affascinati dal mondo analogico, ricevo da essi molti elogi e complimenti.


Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?   
Oggi pubblico le mie foto, in qualche occasione, su Facebook ed in pochi gruppi fotografici tra i quali Foto in Assoluta Libertà. Ogni tanto mi capita di intercettare su siti web qualche mia vecchia fotografia e con rammarico noto come qualcuno se ne sia ingiustamente appropriato spacciandola per propria.


Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.  
Essere soprattutto molto umili, non eccedere nell’autostima ma essere sempre aperti agli altri perché c’è sempre da imparare. Non accontentarsi mai, ma cercare sempre di evolversi al meglio, pur restando fedeli al settore fotografico più confacente, senza diventare tuttologi, perché credo che ognuno abbia il suo punto di forza. Sapersi guardare attorno, aprendo lo sguardo anche verso quello che in un primo momento poteva apparirci insignificante. Mettersi in gioco ed essere capaci di accogliere le critiche e non solo gli elogi, perché tutto aiuta a cresce e migliorarsi.


Vuoi concludere con un saluto o un ringraziamento?   
Saluto e ringrazio gli amministratori del Gruppo Facebook Foto in Assoluta Libertà, Paolo e MariaLuisa, per la loro attività e per questa bella iniziativa rivolta al fantastico mondo della fotografia.