Ciao, intanto ci dici come ti chiami e di dove sei?
Mi chiamo Giovanni Paolini, sono nato
a Monte Porzio (PU) il 22/09/50. Nel 1962 a 12 anni da questo paesello ci siamo
trasferiti a Fino Mornasco, ridente paesino vicino a Como, dove siamo rimasti
fino al 1967. Poi non contenti ci siamo trasferiti a Milano ed infine da 2 anni
vivo a Lodi, sposato felicemente e ho due figli meravigliosi. La famiglia è una
cosa molto importante nella vita.
Quando hai iniziato a fotografare?
La fotografia è sempre stata il mio hobby e la mia passione. Ho
cominciato più seriamente ad interessarmi della tecnica sia di ripresa che di
stampa dalla nascita di mia figlia Roberta nel 1978. Per migliorare le mie foto
ho cominciato a leggere libri fotografici, a frequentare il Circolo Fotografico
dell’Alfa Romeo ed il Circolo Filologico Milanese. Era il periodo che i circoli fotografici
erano in piena attività e con molto impegno organizzavano corsi, concorsi,
mostre, gite ed altro. “Bei tempi” di grandi sogni, adesso invece abbiamo
grandi utopie. Stampavo le mie foto in bianco e nero in cantina con un
ingranditore russo, il mitico UPA 6 a valigetta e partecipavo con spirito
costruttivo a tutte le iniziative. Volevo migliorare la qualità sia estetica
che tecnica delle mie fotografie. Penso di essere riuscito a crescere molto
ascoltando i consigli degli altri, ma soprattutto andando a vedere quello che
già si era fatto, andando per mostre, leggendo libri e riviste fotografiche.
Ricordo certi bei numeri di Progresso Fotografico, Photò, Fotopratica, Tutti
Fotografi, Il Diaframma.
Urban Vision |
Sono fortunatamente
un fotoamatore per diletto non ho nessuno che mi possa dire cosa e come
fotografare. Non riuscirei mai a fare fotografie di matrimonio a pagamento, non
so costruire e impostare le luci per una foto in studio, mai fatte.
Donne speciali |
Amo molto quel
genere di fotografia che io chiamo Urban Vision, le visioni della città in
tutte le sue espressioni, il suo effimero, il suo essere in costante divenire, mi
lascio sempre suggestionare da tutto ciò che emana luce, sentimento emozione. Il mio scopo è catturare l’essenza, l’anima della
gente e delle cose. Credo sia proprio questo
il senso della fotografia nei miei scatti.
Hai fatto qualche corso di fotografia?
No, sono un autodidatta.
Penso di essere riuscito a crescere molto ascoltando
i consigli degli altri, ma soprattutto andando a vedere quello che già si era
fatto, andando per mostre, leggendo libri e riviste fotografiche. Ricordo certi
bei numeri di Progresso Fotografico, Photò, Fotopratica, Tutti Fotografi, Il
Diaframma Fotografare, Progresso Fotografico, Foto Pratica, Photò. Insomma,
mi informavo e così ho cominciato a scattare, sviluppare e stampare da solo!
stupid creates |
Urban vision |
Cosa rappresenta per te a livello
emotivo la fotografia?
Sinceramente non penso a niente quando fotografo. La mia mente si svuota di
tutti i pensieri e come se sgombrassi il mio cervello da tutti i
condizionamenti esterni, dimentico le mie ansie le mie paure, sto lì se vedo una situazione e aspetto che prenda
vita. Fotografare vuol dire avere molta pazienza. Penso di avere una
predisposizione particolare che mi fa captare il momento dello scatto, il
momento che fa sì che una fotografia viva veramente. "La
mia mente è facilmente suggestionabile dalle sollecitazioni esterne. Come una spugna che assorbe gli stimoli
artistici di tutti i generi ma poi al momento di scattare fotografie si svuota
da tutto e il mio inconscio prende il sopravvento e ci sono solo io e il mondo
“.
Dinamismo culturale |
Urban vision |
Quali sono i fotografi del passato e del presente che più
apprezzi?
Frequento
molto i musei e le gallerie d’arte moderna e contemporanea. Mi piace vedere l’arte come elaborazione
autonoma della mente umana e mi piace gustare le creazioni che hanno in loro
una potenza espressiva emotivamente coinvolgente e che facciano intuire il lavoro
di analisi e crescita artistica dell’autore, partire dal basso per raggiungere
le vette della creazione. Uno degli artisti che più amo è Paul Klee. Egli
sosteneva che essendo l’uomo immerso nella realtà quello che percepisce è
sempre e comunque una reazione di tipo emotivo a ciò che lo circonda. Mi piace Mondrian che Apollinaire considera un
cubista molto astratto. Mi piace Egon Schiele con
la sua immagine del mondo tetra e malinconica. Fotograficamente
parlando il mio mito è Mario Giacomelli che ho conosciuto personalmente. Un
artista a tutto tondo capace di far trasparire le emozioni dai suoi scatti che
sono stati innovativi e potenti, la poesia raccontata da immagini. Ma ci sono
artisti che seguo con interesse come Robert Mapplethorpe, artista prima
ripudiato come osceno poi accolto da collezionisti e grandi musei, Jeanloup Sief
ed i suoi scatti che sono elogi alla perfezione delle forme e della
bellezza femminile. Chiaramente mi
piacciono tutti i maestri come Cartier Bresson, Berengo Gardin, Paolo Monti,
Elliot Erwitt, Franco Fontana, Robert
Doisneau. Mi piace
molto Francesca
Woodman. Ci sono molti altri
giovani artisti che ammiro e seguo con interesse, delle giovani promesse tipo Angelo
Zzaven e Maria Giulia Berardi che mi piacciono molto.
pretesti rid |
Un incontro importante nella tua
esperienza?
Fotograficamente
parlando aver conosciuto personalmente Mario Giacomelli è stata un’esperienza
entusiasmante. Io ho frequentato per 15 anni il campeggio Summerland di
Senigallia. Lui era uno dei gestori e veniva tutti i giorni al campeggio ed era
una persona speciale. Parlava di vita di morte, di amore di fotografia con
un’intensità particolare era una persona speciale. Gli ho anche fatto vedere le
mie fotografie e le sue parole di apprezzamento mi hanno gratificato molto.
surrealismo in b&w |
ritratto in piazza Duomo MI |
Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai
attualmente utilizzando?
La mia esperienza fotografica parte proprio dal
minimo: una Zenit M russa. Poi ho comprato 2 Canon At1 complete di obbiettivi 28 -50- zoom 70 /150
- 300 che attualmente fanno bella mostra nell’universo delle mie macchine
fotografiche da salotto. Sviluppavo il negativo, stampavo le mie immagini in
bianco e nero in camera oscura. Usavo un ingranditore russo il mitico UPA 6, un
ingranditore smontabile che ho ancora non era il massimo ma avevo cambiato l’obbiettivo
e fino al formato 30x40 ottenevo buoni risultati. Ricordo con rimpianto quei momenti
quando l’immagine prendeva forma e appariva nello sviluppo, momenti impagabili.
Attualmente uso una Panasonic Lumix FZ 150 e ho anche una FZ 28, tutte e due le
uso sempre con un monopiede hanno uno zoom potente e occorre essere stabili.
Tre mesi fa ho comprato una reflex Canon, non mi ricordo neanche il nome con un
18-70. L’ho regalata a mio figlio. Non posso fare a meno di usare uno zoom
potente per le mie ricerche fotografiche .
Urban portrait |
Quali sono gli scatti ai quali sei particolarmente legato/a?
Penso che sia uno degli
scatti che più amo quello con mia figlia Roberta che adesso ha 38 anni.
Direi che agli inizi è stato
importante il frequentare il circolo Filologico Milanese. Negli anni ’80-‘90 mi
ha fatto capire tante cose. Mi ha insegnato molto sia a livello fotografico ma
anche a livello umano. Ho conosciuto splendide persone, il dialogo e la
discussione che avevamo mi ha fatto crescere molto fotograficamente. Sono di
quegli anni alcune fotografie a cui tengo moltissimo. Poi ho avuto problemi
lavorativi e negli anni ‘90 avevo quasi smesso di fotografare: pochi scatti
niente sviluppo e stampa. Ho ricominciato a fotografare con l’avvento del digitale:
piano piano con le prime piccole compatte, poi con una Bridge Fuji ed adesso con
le Lumix di cui sono abbastanza contento. Questo fatto di poter sperimentare senza
spendere tanti soldi mi piace molto. Amo molto il digitale anche se mi manca la
stampa ma la post-produzione mi prende molto e ormai la qualità delle immagini
è paragonabile alle stampe analogiche. Poi ormai l’uso del web per far vedere
agli altri quello che fai è inevitabile.
Urban Vision 10 |
Quali sono i tuoi
progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Non faccio mai progetti ma spero che la creatività mi porti
a vedere e realizzare cose nuove. Evolversi credo sia la cosa più importante per
un artista (artista parola grossa). Vivo alla giornata, continuano le mie ricerche
sulla città ma da quando mi sono spostato da Milano è diventato tutto più
complicato. Lodi è una piccola cittadina e l’effimero urbano è molto più
ristretto e meno effimero. Tutto è molto lento e quindi meno interessante. Sarò
costretto a inventarmi qualcosa. Se non fotografo
mi sento come se mi mancasse l’aria, quindi qualcosa farò.
Hai mai esposto le tue immagini in mostre
fotografiche personali o collettive?
Ho
fatto nel 1984 una mostra al Circolo Filologico Milanese di cui sono molto
fiero e dopo 34 anni poco tempo fa ho fatto una mostra al circolo Fotografico Cizanum
di Cesano Boscone (MI). In entrambe le mostre ho usato la presentazione
scrittami da Emilio De Tullio che allego: per il mio fotografare mi calza a
pennello. Ho esposto tante volte con mie personali alla Galleria Trasparente a Milano
in Porta Venezia alla fermata della Metropolitana. Ho fatto tante collettive negli anni ‘80 con il circolo
Filologico Milanese e con il Circolo Fotografico Alfa Romeo. Poi con l’avvento
del web ho fatto mostre collettive con il Circolo Micromosso prima, poi con il FIAL
e ultimamente con il Gruppo Photomilano al Museo Francesco Tadini, quest’ultima
davvero una bella realtà del Web. Ho partecipato all’esposizione del 2016 a
Lucca di We Love Photo Circuito Off ed al Circuito Off del Festival della Fotografia
Etica di Lodi. Ricordo le mie mostre “Pretesti”.
Urban vision 2 |
Hai mai avuto
riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri
o riviste?
Negli anni ‘80 facevo molti concorsi fotografici
con risultati più che soddisfacenti poi ho smesso. É sempre di quel periodo la pubblicazione
di un bell’articolo e molte foto sulla rivista Fotopratica. Attualmente sono
molto contento e gratificato della partecipazione ad alcuni gruppi su Facebook e
a qualche sito web dedicato alla fotografia. Devo dire che il mio lavoro sembra
interessare qualcuno.
Urban vision 4 |
Quanto tempo dedichi
alla fotografia?
Dedico
molto tempo alla fotografia, non passa giorno che non mi interessi di immagine,
amo scattare e poi elaborare le immagini al pc. Da quando sono in pensione la
fotografia è la mia vita. Sicuramente non passa giorno che non mi interessi di
fotografia. Se non avessi questa passione sarei il classico pensionato che sta
a guardare i lavori in corso.
Urban vision 5 |
Raccontaci un episodio
curioso o simpatico legato alla tua esperienza
Un episodio curioso è quando a Milano mi ha
fermato la polizia mentre fotografavo in Corso Vittorio Emanuele e con fare
scortese e scorbutico mi ha detto: “Lei fotografa le donne!”. Ciò mi ha proprio
fatto infuriare e ho risposto in malo modo, quasi mi arrestavano ma non possono
permettersi secondo me di comportarsi così: mi chiedi i documenti e fai tutti i
controlli che vuoi ma con educazione e rispetto della persona.
Urban vision 6 |
Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Devo
dire che gli scatti del periodo ‘80-‘90 mi affascinano ancora, soprattutto
perché stampati da me in camera oscura. Ma penso di aver cambiato molto il mio
vedere fotografico. Sono diventato più istintivo e più perfezionista. Amo le
composizioni in cui nulla è lasciato al caso, scattare a caso ma non lasciare nulla
al caso come dice Emilio.
Urban vision 7 |
Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Ho un sito
fotografico non molto aggiornato: www.gpaolini.it;
su Facebook https://www.facebook.com/giovanni.paolini.14,
su Instagram https://www.instagram.com/giovannipaolini/,
Urban vision 8 |
Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della
fotografia.
La fotografia è un mezzo per raggiungere un
fine: un'immagine che abbia uno scopo e un'idea. L'apparecchio fotografico uno
strumento per esplorare i fatti e le emozioni, per mostrare come la gente vive
e ciò che sente, un mezzo per raccontare una storia. La fotografia può essere insegnata
soltanto in parte: la parte della tecnica fotografica. Tutto il resto deve
venire dal fotografo. Ciò che un corso o un libro possono fare è di guidare i
fotografi nella direzione giusta, mostrando loro ciò che la fotografia può dare
se è coltivata con intelligenza e immaginazione. Se sapete dove volete arrivare
e come arrivarci, tocca a voi andare avanti. Le regole e le istruzioni sono per
i tecnici: chi è capace di creare deve tracciarsi la strada da sé.
Il pensiero che mi sento di condividere con chi si avvicina alla fotografia e
quello di studiare, studiare e studiare i grandi della fotografia. É già stato
fatto tanto, quindi bisogna sapere per poi magari trovare una propria visione
del mondo. Occorre comunque avvicinarsi alla fotografia con molta onestà,
vedere sempre le proprie fotografie con uno spirito critico.
Urban vision 9 |
Vuoi concludere con un saluto o un ringraziamento?
Ringrazio lo staff di FIAL che con il suo
assiduo impegno contribuisce in maniera sana e costruttiva alla divulgazione
del vedere fotografico, alla fotografia come vita comunitaria in comunione e
armonia. Mando un caro saluto a tutti.