Intervista di Gregorio Andreini
Iniziamo con il sapere come ti chiami.
Mi chiamo Saro Di Bartolo e sono un fotografo.
Quando hai iniziato a fotografare?
Sono cresciuto negli Usa e a 12 anni ho avuto in
regalo una "box camera", una scatolina nera di bachelite dal nome
"Kodak Brownie". Siccome non riuscivo a capacitarmi del fatto che più
mi avvicinavo ai ranocchi più le foto venivano "brutte", misi da
parte la favolosa somma di $1.25 e comprai una pubblicazione determinante per
il percorso della mia vita. Non si trattava de "Il Giovane Holden"
(oggi definito "romanzo di formazione"), bensì di "Photography -
A Golden Handbook", il "Manuale d'Oro della Fotografia”. Un
librettino più piccolo di una mano con 160 pagine di dogmi intramontabili. Lo
conservo ancora oggi e, anche se non lo consulto più, ogni tanto lo sfoglio con
tenerezza, lo coccolo un po' e poi, per non farlo sentire inutile, leggo un
paragrafetto qua e là. Fu così che scoprii che bastava anteporre gli occhiali
da vista di mia madre ad una determinata distanza dalla lente frontale ed il
ranocchio per magia diventava nitido. Il "salto di qualità" ebbe
luogo qualche anno dopo. Sebbene fossi solo un ragazzino avevo capito che
quello che era successo era una cosa molto brutta, ma ne ebbi la dimensione
reale solo quando mio padre portò a casa "Life". Gli emigrati
italiani non compravano "Life". Insieme alle foto del funerale di
John F. Kennedy entrarono in casa mia e nel mio mondo un genere di immagini in
B&N che non avevo mai visto prima e la curiosità fu davvero tanta. É iniziato tutto da lì
e poi col tempo sono divenuto via via appunto un "fotoamatore
evoluto".
Fotografi per lavoro o per diletto?
Sebbene la fotografia abbia
avuto, ed anche oggi ha, un ruolo importante nella mia vita, non mi considero un professionista.
Mi definisco un "fotoamatore
evoluto". La fotografia continua ad essere un divertimento per me. Anzi,
mentre sento dire a molti amici professionisti che col passare degli anni non
si divertono
più, per me è il contrario, fotografare mi piace sempre di più.
Quale
genere ti piace maggiormente fotografare?
La risposta immediata è landscape e fotografia naturalistica in genere.
Adoro fotografare gli animali, ma hanno il grosso difetto di non collaborare,
cosa che li accomuna ai bambini, con la differenza che almeno con quest'ultimi
un compromesso lo puoi raggiungere. Ho una grande passione pure per
l'architettura e l'archeologia. Una cosa di cui pochi sono al corrente è che ho
una ricca raccolta di foto dei luoghi ludici del mondo greco-romano, creata in oltre due decenni insieme a mio
figlio Luca, architetto e fotografo: teatri ed anfiteatri nei luoghi più
diversi del Mediterraneo e dell'Europa, un buon numero dei quali sono stati
utilizzati per importanti opere editoriali. Una cosa che accomuna landscape e
architettura è appunto che "collaborano". Mi spiego meglio. Sebbene
l'esperienza mi abbia insegnato, se necessario, a scattare in un nulla secondo
senza stare tanto a meditarci sopra, quando posso mi piace invece studiare la
composizione con calma. Sono un gran precisino, maniacale nella cura delle
linee e la fretta non aiuta. Paesaggio ed architettura di solito non hanno
fretta e non ti fanno fretta... e senza fretta si può anche attendere le giuste
luci, nuvole, ecc... Detto questo, devo aggiungere che di indole sono una
persona estremamente curiosa e fin da quando ho iniziato a fotografare sono sempre
stato un fotografo "irrequieto". Come chi conosce le mie foto sa, mi
impegno un po' in tutti i generi. Da giovane, nelle fasi del sacro fuoco fotografico,
dormivo con un block notes sul comodino. Mi capitava di addormentarmi
elaborando un'idea per una foto da creare per poi svegliarmi in piena notte e
buttare giù due appunti. A quell'epoca ero segretario del Fotoclub Rimini ed
era il periodo dei primi concorsi e dei primi riconoscimenti. Penso che l'unico
modo per sentirsi un fotografo completo è di intraprendere un sentiero che
passa attraverso i più diversi mondi
di quest'arte e poi magari specializzarsi
nel genere in cui si è più portati, in cui si ottengono i risultati più
lusinghieri. Acquisita una certa padronanza con una determinata tipologia di
fotografia, iniziare a sperimentarne un'altra... e poi ricominciare ancora ed
ancora. Con questo non voglio sminuire la figura del bravissimo fotografo che
dedica tutta la vita ad una particolare tipologia di fotografia e ne diventa maestro.
Al contrario, è proprio attraverso un tale percorso che molti sono diventati
poi dei grandi. Nonostante gioco con le macchine fotografiche da ormai 50 anni,
credo in un certo senso di non essere ancora uscito
da quella fase di ricerca, continuo a fare esperimenti, a mettermi in gioco. Una mattina mi sveglio con la voglia di
fare qualche macro, l'indomani seguire una
gara di moto o la sera un evento musicale. Credo
che ormai sarò sempre così... e la cosa non mi dispiace affatto.
Hai fatto qualche corso di fotografia?
Purtroppo no. Dico purtroppo, perché fino a non
molti anni fa non vi era la diffusione che troviamo oggi di corsi, workshop e
meeting di varia natura. Ad esclusione di chi magari viveva in una grande
città, con associazioni o circoli di una certa valenza, l'unica scuola era
comprarsi un buon libro e sperimentare da sé le tecniche illustrate. A ciò si
poteva aggiungere l'acquisto dei libri di fotografia dei grandi maestri del
passato e contemporanei. La scuola da me più frequentata è
stata quella mensile del National Geographic: la mia raccolta, di cui vado
orgogliosissimo, parte dal 1974... equivalente a parecchi metri di giallo! Da
autodidatta su una pagina dell'apposito e sempre presente quaderno a quadretti tracciavo
delle righe verticali da formare delle colonne di varia larghezza, 7 per la
precisione. Nella prima colonna scrivevo i numeri da 1 a 38 e poi intestavo le
altre 6 con le seguenti scritte ed in questo ordine: Soggetto -Tempo -
Diaframma - Focale - Meteo - Commento. Quest'ultima era la colonna più larga
dove, ritirate ed esaminate le diapositive, per ciascuna scrivevo le mie
conclusioni. Cercando di fare tesoro dell'informazione acquisita, imparavo così
che con quel certo tipo di paesaggio, con quel determinato genere di
illuminazione, necessitava una sovraesposizione di due diaframmi... e così via.
A titolo di curiosità e come qualcuno ricorderà, 38 (e non 36), poiché
agganciando la pellicola proprio in cima si riusciva a "rubare" due
fotogrammi.
Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Qui il discorso rischia di diventare lunghissimo.
Tra gli italiani che più apprezzo: Mario De Biasi, Mimmo Jodice, Gian Paolo
Barbieri e il mio conterraneo Ferdinando Scianna. Adoro, e come non potrei,
Sebastião Salgado e James Natchwey. Tra i
"classici" apprezzo W. Eugene Smith, Edward Weston e Margaret Bourke-White.
Volendomi soffermare su paesaggio e natura, genere a me molto caro, in cima
colloco due leggende del B&N, Ansel Adams e John Sexton, poi tra gli altri
americani David Muench, William Neill e Macduff Everton e i più giovani
(relativamente) John Shaw e il coloratissimo Michael Fatali. Sempre nel
paesaggio e reportage di viaggio amo gli inglesi David Noton, Charlie Waite e
David Henderson, quest'ultimo grande pure nell'architettura. Notevole l'architettura
del canadese Robert Polidori e quella in B&N del britannico Michael Kenna.
Per quanto riguarda gli animali, il grandissimo Art Wolfe. Nel 2005 un mio
scatto fu scelto per un calendario-agenda che conteneva pure una foto di
Muench, Shaw, Fatali e Wolfe ed il fatto di esserci, "insieme" a
loro, fu per me motivo di grande orgoglio.
Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato,
e quale stai attualmente utilizzando?
La mia prima macchina seria fu una Zeiss Ikon
Contaflex Super B con Zeiss Tessar 50 mm. 2.8, Zeiss Pro Tessar 35mm. 3.2 e
Zeiss Pro Tessar 115mm. 4. Era una reflex rivoluzionaria per l'epoca in quanto
aveva il dorso intercambiabile. L'affiancai poi con una
Canon Ftb, cui seguirono via via sempre Canon: F1, A-1, T90, e diverse Eos
analogiche. In quanto ad ottiche, le più svariate. Come 6x6 una Rolleiflex
classica e 2 corpi Rollei SL66 basculante con tre ottiche Zeiss ed
accessori. Poi ho fotografato con tre corpi Canon: una 550D che montava un
24-105 4L e due 350D che montavano rispettivamente un 10-22mm 3.5-4.5 e un 70-200mm 4L,
più una versatile Powershot S5IS. Oggi
viaggio leggero leggero con soltanto due macchine: due corpi mirrorless Sony
A6000, che montano rispettivamente un 10-18 ed un 18-200.
Quali sono gli scatti ai quali sei particolarmente legato?
Ogni
volta che mi viene posta questa domanda me la cavo con la frase "La mia
foto preferita è quella che devo ancora scattare". In verità ne ho tante che
amo molto, ma c’è uno scatto a cui sono maggiormente legato, non perché sia
necessariamente il migliore, ma perché è quello a cui devo di più. Nel 1993 mi
permise di ricevere il mio riconoscimento più prestigioso. La United Airlines
mi assegnò il 1° premio all’"International Travel Photography Grand
Prize", un concorso dove parteciparono 15.000 concorrenti da tutto il
mondo, con oltre 40.000 immagini. Lo scatto rappresenta le grandi dune del
Deserto del Namib.
Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Se tutto va secondo quanto
previsto - sempre dire se - sto progettando un nuovo lungo viaggio in auto
attraverso la Turchia, che prevede una visita abbastanza estesa del paese,
comprendendo i percorsi meno turistici. E' un paese che conosco abbastanza bene
essendovi stato già sette volte. E’ stato però molti anni fa, ben prima che
diventasse turistico, quindi spero sia possibile estrapolarvi delle immagini di
sapore ancora genuino. Per il futuro spero di continuare a viaggiare e a
fotografare insieme a mia moglie, Giulietta, una bravissima fotografa!
Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Ho
esposto in oltre 20 sedi, e sono state quasi esclusivamente mostre personali:
"Continente
Anatolia" – 1993
"Dal
Mar Nero al Mar Rosso" – 1993
"Mer
– Dire il mare, dire le genti" – 1994
"Lo
Sguardo della Prua" – 1994
"Rimini…
in voga" – 1995
"Torre
delle Ore – Fotografia, Poesia e Musica" – La Poesia di Mario Luzi – 1996
"Portfolio
in Piazza" – 1996
"Rimini
raccontata dai suoi fotografi" – 1996
"Namibia
– Ultima Frontiera del Capricorno" – 1996
"Appunti"
– 1998
"Frammenti
di Natura" – 2001
"Il
Racconto di Rimini" – 2002
"Splash –
Water for Life" – 2006
"Immagini
d’Autore – 50 Finestre sul Mondo" – 2006
"Personale
– Opere in Mostra" – 2007
"Rocce
e Granelli" – "Incontro Con l’Autore" – 2009
“Il Bello
fa Bene” - “Bologna Archiginnasio” – 2010
“Fatto
Quotidiano Festival” - “Parco La Versiliana” – 2012
“Paesaggi
nel Mondo” - “Rimini Exhibition Center” – 2013
“Cortona on
the Move” – 2015
”Fotopitture
Futuriste” – 2016
Hai mai
avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su
libri o riviste?
Oltre al
premio della United Airlines citato prima, di riconoscimenti ne ho avuti pure altri:
• RAI3 ha
dedicato uno spazio di presentazione delle mie foto nel corso del programma "Mediterraneo", andato in onda
sabato 10 Aprile 2010.
• Il
Ministero del Turismo della Repubblica di Turchia, in occasione del suo "Premio Fotografico Internazionale",
mi assegnò il "Environment Award",
Premio per l’Ambiente.
• Il Cd-Rom
"Turismo Culturale in Emilia Romagna", di cui sono ideatore ed autore delle foto, vinse il 1° Premio al 12°
Festival Internazionale del Film e Cd-Rom
Turistico di Varese, cui parteciparono 26 paesi.
•
Collaborazione al volume "Giò Pomodoro – Ornamenti 1954-95", presentato alla Biennale di Venezia e al
"Fashion Institute of Technology Museum"
di New York.
• Ho vinto
il 1° Premio al Concorso Fotografico Nazionale "Turismo & Attualità" di Roma, nel 1998 e 2000.
•
Vincitore nel 2001 della IX edizione del "Posidone, Rassegna Mediterranea di Cultura ed Ambiente" - Premio
Cultura, Fotografia
• Insieme a
mio figlio Luca, architetto e fotografo, ho realizzato le immagini per la "Guida d’Autore – Il Racconto
di Rimini" di Giampaolo Proni, edito da
Itacalibri nel 2002.
• L’antica
istituzione britannica "Universities Federation for Animal Welfare" mi ha assegnato la copertina
dell’edizione 2003-2004 del proprio Annual
Report, "Science in the Service of Animal Welfare", pubblicazione diffusa alla comunità scientifica di
tutto il mondo.
• Nel 2004, su invito del "Centro per la
Fotografia della Repubblica di San Marino"
due mie opere sono state acquisite per il "Museo dell’Immagine", accanto a maestri quali Ken Damy, Mario De Biasi,
Larry Fink, Franco Fontana, Art Kane, Pete
Turner, etc..
• Dopo una
severa eliminatoria a Los Angeles, fu scelta una mia foto per l’edizione 2005 del prestigioso "Inner
Reflections Calendar". Opera che vede
protagonisti i migliori fotografi di natura del mondo, vincitore di 55 Medaglie d’Oro.
• Insieme
ad altri tre fotografi, i maestri internazionali Mike Goldwater, Tim Fitzharris e Fabrizio Ferri, nel 2006 ho
esposto su invito a "Emporio 31" di
Milano nella mostra SPLASH – Water for Life. Iniziativa promossa da AMREF – African Medical and Research Foundation
– con lo scopo benefico di raccogliere fondi
per la costruzione di pozzi per l’acqua potabile
nelle zone più aride dell’Africa.
• Nel 2006
e 2007 ho partecipato con le mie immagini alle opere monumentali
"I Colossei nel Mondo" e "Theatra" pubblicati da Cosmopoli, Roma.
• Nel 2013
sono stato tra i vincitori del concorso “Il Bello fa Bene” e nel 2015 ho vinto il concorso “Mondo Senza Confini”
della Lonely Planet. Miei articoli e immagini
sono apparsi su testate tra cui: "Geo Travel Magazine"
– "la Repubblica" – "Sweet Life" – "Bell’Italia"
- "Airone" - "Gazzetta dello
Sport" – "Motosprint" – "Hemispheres" -
"Max" - "Capital" -
"Resto del Carlino" – "Nautica" – "Chiamami
Città" - "Partiamo" –
"Dove" - "Corriere di Rimini" - "Qui Touring" –
"Crescita Turismo" –
"Hellonews" – "I Viaggi" - "Turismo &
Attualità" – "La Maison/Lifestyle".
Tra le mie
realizzazioni e collaborazioni più importanti e più recenti:
•
"Zagami Escultura" – Venezuela
•
"Magiche Trasparenze – Le Vetrate Antiche", di Franco Dall’Ara, insieme a mio figlio Luca
• la
collana in cofanetto "Guide ai 7 Musei della Provincia di Rimini"
• la
brochure "11 Parole al Sole" per il Comune di Rimini
• il
catalogo operativo "Hallo" del Convention Bureau della Riviera di Romagna
• i
cataloghi "Città d’Arte", "Golf", "Mare",
"Agriturismo", "Terme", "Appennino"
per APT Emilia-Romagna
• i
cataloghi "Rimini Riviera" e "Le Valli dei Malatesta" per
la Provincia di Rimini
• il
depliant "Adriatic Golf Club", Cervia
• il volume
"Tesori d’Arte e di Fede" – Regione Emilia Romagna
• la
brochure "Liuteria Classica Migani"
• i volumi
"Urbino e Altre Meraviglie", "Itinerari Gastronomici nelle Terre di Urbino" per il Comune di Urbino
• le
news-letter mensili della Regione Emilia Romagna "IN-Regione – Comunicazione Internos"
• il volume
"Musei in Emilia Romagna" dell’IBC, Istituto Beni Artistici, Culturali e Naturali
• la
raccolta "Cartoline" per il Comune di Verucchio
• la
documentazione fotografica per la mostra sul futurista Gogliardo Ossani per il Comune di Riccione
• Una serie
di copertine per le edizioni Franco Angeli.
Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Il mio lavoro, quello "vero", non mi
permetteva di dedicare alla fotografia tutto
il tempo che avrei voluto. Di professione sono stato consulente e formatore nel turismo, progettista multimediale ed
interprete, assistendo tra l’altro George Bush
e Mikhail Gorbaciov, Henry Kissinger, Christiaan Barnard,
Sting, ed innumerevoli personalità della politica, dell’economia e della stampa. Tutto ciò mi ha permesso di
viaggiare e quando mi muovevo per lavoro avevo
sempre con me la macchina fotografica. Così, se
potevo, aggiungevo magari un giorno o due dedicato a fare qualche scatto. Adesso invece posso rifarmi e dedicarmi
alla foto quanto desidero... e lo desidero
molto! Sia a casa che viaggiando, oggi fotografo parecchio.
Scatto, seleziono e poi lavoro in PS. Inoltre, aggiorno l'archivio in diapositiva: rivisito immagini già catalogate e
ne esamino altre alla luce delle possibilità
di miglioramento e trasformazione oggi offerte dalla post
produzione.
Raccontaci un
episodio curioso o simpatico legato alla tua esperienza.
Il primo che mi viene in mente riguarda uno scatto
che non ho fatto. Pomeriggio d'inverno, una
nebbia fittissima sommerge la vasta e vuota spiaggia
di Rimini, fitta al punto da riuscire a vedere appena la risacca e non
oltre. Decido di sfidarla e fare una passeggiata lungo il bagnasciuga. Tra poco
farà buio, vista l'impossibilità di fotografare per via della nebbia e convinto che tanto non vi sia nulla da
fotografare, lascio la reflex ben custodita
nel suo solito angolino del bagagliaio. Quasi per magia, in un punto appena oltre la riva si dirada a chiazze
la nebbia e dal nulla più totale eccoli apparire: tre
elefanti che giocano nell'acqua insieme al loro addestratore. Ecco una scena
totalmente felliniana e subito una serie di scatti onirici che partono a
raffica nella mia mente: forse le foto più belle che non ho mai fatto. Il Circo
Orfei si era installato nei pressi e l’addestratore aveva portato le bestiole a
sgranchirsi le zampe! Morale: non recarti mai su una spiaggia nebbiosa senza
macchina fotografica!
Quando rivedi i tuoi
vecchi scatti cosa pensi?
Tante cose. In genere posso dire che li
rivedo sempre con molto piacere. Ho un archivio vastissimo accumulato in
quarant’anni, non oso nemmeno provare a fare una stima. Pur non ricordando ogni
singola foto mi ricordo le situazioni, gli avvenimenti ed i contesti degli
scatti. Così succede che rivista una foto so spesso quali immagini la seguono e
la precedono. Non ritengo vi sia nulla di prodigioso in questo e quindi nessun
vanto, si tratta soltanto di processi che la mente mette in atto in automatico.
Tornando alla domanda cosa penso, i sentimenti sono misti e variano col variare
della foto. La fotografia è stata ed è una parte così grande ed importante
della mia vita che di conseguenza penso a tutto il suo scorrere, rivedo la mia
vita. Provo quindi gioia e nostalgia, piacere e dolore, penso al passato, ai
luoghi che ho visto e visitato, alle persone che ho incontrato e conosciuto.
Andando meno sul sentimentale, vedendo qualche vecchio scatto mi capita persino
di ricordarmi del tempo di posa che avevo scelto... o di pensare alle foto che
non ho fatto. Mi spiego meglio. Quando da giovane scattavo in diapositiva e
come molti dovevo "fare i conti coi conti" (ogni singolo click
costava un tot), era regola fare più inquadrature prima di decidere quale o
quali foto scattare. Ecco, io me ne ricordo pure parecchie cui dovetti rinunciare
per non sforare il budget!
Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Prevalentemente nel mio sito personale: http://www.sarodibartolo.it/
Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo
della fotografia.
Consideratevi
dei privilegiati ad essere entrati in questo meraviglioso mondo nell'epoca del digitale e scattate, scattate,
scattate, ma fatelo con intelligenza,
sforzandovi sempre a capire cosa avete fatto, cosa state facendo e cosa potete fare per migliorare. Pur avendo in alta considerazione la fotografia analogica, penso che
quanti siano nati fotograficamente nell'era
digitale siano infatti per molti versi fortunati. Per
sapere come erano venute le foto di un viaggio o come era andata una sessione in sala da posa, dovevamo aspettare che la
signora Kodachrome e le sue amiche tornassero
dal laboratorio di sviluppo, cosa che per noi non-professionisti
significava attese molto lunghe, specie nei tempi più
lontani. Quante meraviglie poi si possono fare oggi coi programmi di
post produzione. Ricordo quando me ne stavo in
camera oscura con un pennellino a colorare un
minuscolo rettangolo di pellicola ortocromatica, con
cui poi creare un sandwich insieme alla dia originale... da poi rifotografare. Oppure quando per renderne più
saturi i colori riprendevo le diapositive col
relativo duplicatore... tanto per fare solo due esempi.
Come è vero che per fare una foto piacevole sotto il punto di vista
della composizione ci vuole occhio, è vero
anche che affidandosi agli automatismi è difficile
sbagliare un’esposizione. Concentratevi sull’inquadratura
ma senza trascurare la tecnica. Oggi potete scattare e
verificare subito cosa avete capito e cosa non, correggete e riprovate all'infinito. Ripeto, scattate quanto più potete...
tanto oggi la pellicola è gratis!
Vuoi concludere con un saluto o un
ringraziamento?
Il primo ringraziamento va a mia moglie Giulietta,
che è pure la mia bravissima compagna di
scatti, insieme ed in armonia viaggiamo e fotografiamo.
Perfezionista più di me, mi consiglia sempre con competenza. Ringrazio sinceramente Maria Luisa e Paolo, di
avermi dato questa preziosa opportunità di
raccontarmi in maniera libera e completa.