martedì 15 marzo 2016

Lettera Aperta di bag

LETTERA APERTA AGLI UTENTI FiAL
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IL COMPUTER NON E' IL DIAVOLO E LA PELLICOLA NON E' DIO.
L'importante in fotografia, come nell'arte, non è il mezzo, ma è il risultato finale che conta. Conta il gusto, l'idea, l'occhio, la fantasia, l'originalità. Una foto mediocre resta mediocre sia fatta con la pellicola che con il digitale e non migliora se la ritocchiamo pesantemente, anzi spesso peggiora.
Fino a dieci anni fa avevamo una larga schiera di appassionati di fotografia i cosiddetti fotoamatori, che doveva fare i conti con un mezzo, la fatocamera o macchina fotografica che dir si voglia, alquanto complicata, senza parlare poi della scelta della pellicola. I più preparati sapevano anche sviluppare il negativo e stampare le foto, di solito in camere oscure improvvisate nei bagni di casa e bisognava proprio essere appassionati perché tutto il processo portava via nottate insonni. I risultati erano spesso buoni, ma ancor più spesso disastrosi. Sbagliare la temperatura dell'acqua per sviluppare il negativo o usare tempi di esposizione errati per impressionare la carta fotografica voleva dire buttare via tutto il lavoro!
Adesso la tecnologia ci viene incontro e la schiera dei fotoamatori si è ingrossata a dismisura. Non occorre più cambiare rullino se si vuole fare una foto in piena luce o notturna, non occorre più stampare le proprie foto. Non occorre più spendere cifre esorbitanti per fare 1000 foto, oggi basta una buona scheda di memoria ed un computer. Oggi le foto si vedono su internet e non si stampano quasi più.
Coloro che nel campo analogico avevano successo, dopo aver sudato sette camicie ed imparato la tecnica, adesso si sentono superati, messi da parte.
Tutti quelli che oggi partono dal digitale si sentono fotografi solo perché sanno usare il computer e riescono a rimediare agli sfondoni tecnici in fase di ripresa.
Naturalmente non è per tutti così, ma in linea di massima questi sono i comportamenti che distinguono due generazioni di fotoamatori.
Alla base di una buona foto ci sta sempre la tecnica fotografica e quelle aggiunte o correzioni in fase di stampa, adesso sono possibili con programmi di fotoritocco, è più facile eseguirli e ci si impiega meno tempo. I puristi vorrebbero che tali aggiustamenti fossero minimi, i più spregiudicati e creativi si lanciano in stravolgimenti eclatanti che spesso portano a risultati mai visti, spettacolari, prima neppure pensabili, ma altrettanto spesso si assiste a strafalcioni e pacchianerie assurde. Qui entra in campo il gusto, l'idea, l'occhio, la fantasia e l'originalità dell'autore. Qui si vedono i veri artisti che hanno basi culturali e preparazione e quelli improvvisati che avendo a disposizione la nuova tecnologia, la sfruttano senza avere alcuna cognizione di composizione e tecnica.
La buona foto si fa con lo spirito e la sensibilità che ognuno possiede e non con il solo mezzo tecnico.
E' importante avere l'equilibrio tra tecnica e creatività, possedere la miglior macchina fotografica ed il miglior computer non dà la certezza di fare belle foto, semmai darà ottimi risultati di ripresa, come ad esempio una nitidezza spettacolare. Sarà facile avere particolari dettagliati in una foto che non trasmette alcunché a quanti la vedranno. Susciterà meraviglia per l'esattezza della messa a fuoco, per la bellezza dei colori, ma sarà una foto senza anima, senza provocare emozioni. Ma se non si sa come funziona la profondità di campo, se non si ha un minimo di nozione sulla composizione, se non si padroneggia il mezzo tecnico, sarà difficile fare vere foto, al massimo otterremmo splendidi documenti didascalici, gestiti in automatico persino da un cellulare, ma non fotografie nostre, cioè pensate, volute ed eseguite da noi.
D'altra parte l'uso del computer per creare realtà surreali partendo da fotografie è indispensabile. Come dicevamo all'inizio, la manipolazione della fotografia originale, così come catturata sulla pellicola, c'è sempre stata. La camera oscura era il laboratorio segreto dei fotografi più importanti. Tutti "lavoravano" le proprie foto per renderle originali. Chi usava pellicole particolari, chi carte granulose per dare effetto ai loro lavori in modo che si differenziassero dalla massa. Quindi un minimo di sofisticazione c'è sempre stato. Oggi tali trucchi sono più alla portata di tutti (e forse questo disturba un po' i vecchi maghi dell'analogico), più facili da eseguire anche da parte di chi di fotografia se ne intende meno. Del resto basta acquistare un buon programma di fotoritocco ed il gioco è fatto. Si scaricano gratuitamente da internet svariati plug-in per creare tanti effetti diversi ed il gioco è fatto, basta un clic e tutti, ma proprio tutti possono diventare "artisti". L'importante è non prendersi troppo sul serio, perché anche una scimmia ammaestrata riuscirebbe ad ottenere simili effetti pigiando un tasto… Non credete?
Utilizzare la fotografia come base di partenza per realizzare immagini complesse di una realtà inventata è un elemento necessario per quel traguardo che si raggiunge solo con l'impiego di nuova tecnologia. A questo punto possiamo anche non parlare più di fotografia se vogliamo, ma di immagine. Alcuni dicono che se la fotografia è troppo ritoccata non è più fotografia, figuriamoci se stravolgiamo il contesto in cui è stata colta e la inseriamo in una specie di collage di altre foto… Ma qua nasce un problema… Quanto poco si può ritoccare una foto se la vogliamo ancora considerare tale? E chi lo stabilisce? Se la pellicola non viene neppure quasi più prodotta, o almeno non in tutti i modelli come una volta, quanto il digitale si può spingere oltre il modello strettamente analogico? Quanto le stampanti di oggi e le carte sulle quali vengono stampate le fotografie contribuiscono a modificarle rispetto ad una stampa fotografica dei tempi della pellicola? Di quanto si può aumentare il contrasto? Di quanto possiamo variare le curve? Ed i livelli? Possiamo aggiungere un leggero filtro? Ma ancora, possiamo usare il metodo "Calcoli" per la conversione in bianco e nero, dobbiamo usare la "desaturazione", oppure il comando "scala di grigi" o la regolazione "Bianco e Nero"???
Come vedete ci si addentra in un labirinto fatto da mille sfaccettature, particolari tecnici e domande senza risposte.
Allora è meglio parlare di Fotografia Classica e Fotografia Moderna.
Dove la Classica è solo fotografia, fatta da pellicola e camera oscura e quella moderna da tutto il resto, cioè macchina digitale, computer e programmi di fotoritocco. Unica eccezione a questa classificazione è la fotografia fatta con i mezzi digitali ma che si rifà alla fotografia classica, cioè usa il mezzo digitale come fosse analogico e non usa il computer per sostanziali modifiche, ma solo per piccoli aggiustamenti e per la eventuale conversione in bianco e nero, usando però il semplice metodo "scala di grigi".
Quest'ultima potrebbe essere chiamata Fotografia Ibrida.
In ogni caso, sia si tratti di Classica, Moderna o Ibrida, la fotografia sarà sempre soggetta, nel suo risultato finale, al giudizio di quanti la vedranno ed ognuno la giudicherà in base al proprio gusto, alla propria cultura, al proprio sentimento.
Non esiste la Fotografia, ma le fotografie. Come non esiste l'Arte, ma le arti.
Esistono immagini che avranno successo più di altre, come sono esistiti quadri più ammirati di altri, ma non esiste un modello unico di fotografia o di pittura, o di poesia o di scultura… Tutto è molto soggettivo. Prepariamoci a comunicare con gli altri mostrando i nostri lavori, senza però pretendere di essere osannati per i nostri capolavori.
Tra qualche decennio neppure ci ricorderemo di come si facevano le fotografie, dato che eseguiremo ologrammi e tutto ciò ci farà sorridere, pensando ai cavernicoli analogici ed ai buffi modernisti intenti a litigare per avere il sopravvento gli uni sugli altri...

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